Tephrocactus alexanderi

Genere:

Tephrocactus

Famiglia:

Cactaceae

Habitat:

Originaria delle province nord-occidentali dell’Argentina (La Rioja e Salta) cresce in terreni sabbiosi o sassosi da 500 a 800 metri sul livello del mare. È una specie molto resistente alla siccità che cresce su terreni rocciosi dove poche altre piante riescono a sopravvivere.

Sinonimi:

Opuntia alexanderi
Opuntia bruchii
Tephrocactus bruchii
Opuntia halophila
Tephrocactus halophilus
Opuntia Riojan
Tephrocactus riojanus
Tephrocactus microsphaericus
Opuntia alexanderi var. bruchii
Tephrocactus bruchi
Tephrocactus alexanderi var. bruchii

Descrizione:

Tephrocactus alexanderi è un piccolo cactus dal fusto ovoidale o globoso di colore verde-grigio che si ramifica facilmente creando dei cespugli alti fino a 50 cm. La pianta presenta delle areole con 4-12 spine lunghe, dritte o leggermente ricurve verso il basso, di 2-4 cm di lunghezza. Le spine variano dal bianco al grigio scuro. Inoltre, da primavera fino a metà estate, compaiono i grandi fiori bianco-rosati.

Coltivazione:

Si tratta di una pianta relativamente facile da coltivare che necessita di un’esposizione a pieno sole e di un clima caldo e secco. Tephrocactus Alexanderi non ama temperature inferiori a 0°C. Dato che necessita di molta luce, la posizione ideale sarà vicino a una finestra. Si consiglia di annaffiare moderatamente: una volta ogni 15-20 giorni in primavera, ogni 8-10 giorni in estate e ogni 30 giorni in autunno. In inverno è preferibile interrompere del tutto le annaffiature. Per quanto concerne il tipo di terreno, consigliamo di usare un mix per piante grasse, ben drenante e ricco di sostanze nutritive.

Propagazione:

La propagazione può essere effettuata tramite seme o talea. Nel caso della talea, si possono utilizzare degli offset. Tuttavia, si raccomanda di aspettare che si asciughi la ferita prima di piantare la talea.

Curiosità:

Il nome del genere Tephrocactus deriva dal greco “Tephra” che significa “cenere” in riferimento al colore grigiastro dell’epidermide. In spagnolo T. Alexanderi viene chiamato “Bola de Indio”.

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